Fino a poco tempo fa, era diffusa la convinzione che un po’ di alcol regolarmente consumato potesse fare bene al cuore, tanto da giudicare il consumo di un bicchiere di vino al giorno come “salvacuore”.
Questa convinzione nasceva dal supposto “paradosso francese” un fenomeno presunto dove si riteneva che in Francia l’incidenza di malattie cardiovascolari fosse bassa, nonostante il consumo di alimenti come i formaggi ricchi in acidi grassi saturi. Su questo apparente paradosso, sviluppato anche da epidemiologi francesi, hanno speculato in primis i produttori di vino rosso, spingendo sull’idea che il consumo di vino rosso potesse proteggere da malattie cardiovascolari.
Tuttavia ad oggi nessuna ricerca ha comprovato in modo inequivocabile il rapporto causa- effetto fra il consumo di vino e la prevenzione delle malattie cardiovascolari, ma non solo: il Codice Europeo contro il cancro va addirittura nella direzione opposta, indicando chiaramente come gli alcolici abbiano un effetto deleterio su tutto l’organismo; infatti il codice dice espressamente che “ Se bevi alcolici di qualsiasi tipo, limitane il consumo. Per prevenire il cancro è meglio evitare di bere alcolici”.
La spiegazione più plausibile è, secondo uno studio pubblicato su Pubmed, che sia il folato presente nella frutta e nella verdura, regolarmente consumate nei paesi mediterranei, a svolgere un ruolo protettivo nei confronti di cuore ed arterie.
Ma c’è di più: alcune evidenze cliniche dimostrano come invece in persone che soffrano di fibrillazione atriale o siano geneticamente predisposte a soffrire di questo disturbo, dovrebbero tenersi alla larga dagli alcolici.
Cos’è la fibrillazione atriale
La fibrillazione atriale è il tipo più frequente di aritmia cardiaca. Si caratterizza da irregolarità del battito cardiaco, con contrazioni irregolari e scoordinate degli atri. Questo comporta un minore riempimento dei ventricoli rispetto al normale e conseguente difficoltà a pompare sangue in tutto il corpo, causando alterazioni non solo al cuore ma anche all’organismo che cessano appena si interrompe l’aritmia. In base alla gravità delle fibrillazioni, l’aritmia può non incide su quantità e qualità di vita nei casi più lievi, mentre nelle forme più gravi si può avere un peggioramento della prognosi e della qualità di vita.
Il rischio però maggiore per chi è affetto da questo tipo di aritmia è di andare incontro ad un ictus cerebrale ischemico, dovuto cioè da coaguli di sangue che dall’atrio si staccano giungendo fino alle arterie del cervello ostruendole. Ed ecco perché chi soffre di fibrillazione atriale assume farmaci anticoagulanti.
Alcool e fibrillazione atriale
Secondo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università della California di San Francisco su oltre cinquemila individui, hanno scoperto un associazione diretta fra il consumo di drink, l’ingrossamento dell’atrio sinistro e un rischio aumentato di fibrillazione atriale. Tale rischio non aumenta solo in presenza di un consumo cronico di alcol, ma anche in base a piccole quantità ingerite quotidianamente: ogni 10 grammi circa di alcol bevuti al giorno (più o meno l’equivalente di un drink o di un bicchiere da 0,3 lt di birra o di un bicchiere medio di vino) le dimensioni dell’atrio sinistro aumentano di 0,16 mm e il rischio di fibrillazione atriale aumenta del 5%.
Tale correlazione restava anche dopo aver eliminato altre possibili concause come diabete, fumo o ipertensione; ciò dimostra che c’è un associazione fra consumo regolare di alcol e rischio di fibrillazione atriale, ma non si può affermare che l’alcol sia una causa diretta di questi problemi: vero è che la fibrillazione atriale si può prevenire evitando l’alcol, ma esercitando l’alcol effetti variabili sui singoli individui, ci saranno vari sottotipi di fibrillazione atriale dove l’alcol può avere un influenza maggiore o minore (il rischio infatti aumenta negli individui per una quota che oscilla fra il 24% ed il 75%), perciò molto dipende dalla storia clinica e personale del paziente.
Anche in questo caso è fondamentale rapportarsi allo specialista, che saprà non solo indicare se è il caso di assumere o meno alcolici, ma anche le giuste quantità per ciascuno di noi.